Negli ultimi anni la città di Chimbote è stata protagonista di un fortissimo movimento migratorio che, dalla sierra (la zona montagnosa, ai piedi delle Ande), ha visto ammassarsi nella sua periferia migliaia di famiglie in cerca di lavoro e migliori possibilità di vita.

A Chimbote le chiamano “invasiones”: gruppi di famiglie occupano pezzi di terreno e vi si insediano in lotti
di 6m per 18m, costruendo una baracca di stuoie e formando delle vere e proprie baraccopoli. Attualmente in queste “invasiones” vivono circa quarantamila persone.

Mancano i servizi più elementari. Tutte le strade sono sterrate, non esiste rete fognaria, il bagno è fatto
di qualche lamiera e un buco dietro casa. Non c’è acqua corrente: le famiglie devono comprarsi l’acqua necessaria ogni giorno da alcuni camion cisterna e poi conservarla in bidoni di cemento.
I rifiuti si accumulano per settimane ai bordi delle strade.

L’operazione Mato Grosso a chimbote

Così la sabbia, il caldo, la puzza, il rumore del traffico, la miseria, il degrado (violenze domestiche, alcolismo, abuso) sono le caratteristiche di questa parte della città, che si rivela come un “piccolo inferno”…